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Lungo la strada ferrata da Giulianova a Teramo
Note storiche ed anedottiche
Francesco Savini
F. Fabbri - Teramo Roma, 1927, pagine 53

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   mando. — Questa ohe viene è ancor pia marchiana. Il Duca da lungo tempo s'era dato tutto all'ascetismo e non faceva che frequentar chiese e snocciolare avemmarie. Ciò accadeva perché ei voleva rassicurare del cangiato tenor di vita un suo capitai nemico, che per tema dell'ira ducale aveva mutato (ii^lo. Questi rimase alla pania e tornò in patria. Allora il Duca, avutolo nelle mani, gli disse eoa empia frase; « Mi hai fatto consumare uno staio di particele, gaglioffo, ma alla fine hai dato nella rete». Segue ora un altro aneddoto non men badiale ed al tutto incredibile. Siamo ancora alla profanazione del Santuario. Il Duca curioso un giorno di sapere a quali dei famigliar} e vassalli toccasse l'onor delle fusa torte per parte delle loro mogli, ordinò al suo cappellano e confessor di queste che, allorquando a lui e ai detti famigliar! amministrasse la santa comunione, raddoppiasse l'amen della forinola dinanzi a quelli che di siffatto onore si trovassero insigniti. Se non che il prete intonava a tutti quell'antifona tra le più grandi meraviglie del Duca e venuta la volta di questo, anche a lui scoccò il doppio Amen. Bi volle cascar dalle nuvole ed attaccò un sagrato. Ma il cappellano di rimando fra i denti: « Non c'è per O.... che tenga, anche tu sei del bel numero » — Ma basta degli aneddoti, che non tutti §011 <ìa. narr-irs,i al pubblico colto e

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