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gentile e molti di essi vi richiamano alla memoria le strane e crudeli follie dei Visconti e Sforza palesateci dai cronisti milanesi e di altri signorotti italiani di que' tempi.
X.
Ma il castello di S. Maviano non è sol rifiorito dalla feconda fantasia popolare di simili novelle; esso è ricco altresì di fatti certamente storici. Qui invero tra i Melati ni di Teramo ed il Conte Antonio A cquaviva fu macchinato nel 1390 l'assoggettamento a costui di quella città che fu poi il seme di tante sventure e di tanto sangue, siccome narrano gli storici teramani; qui fu deliberata dal duca Giosia nel 1430 l'impiccamento di tredici partigiani di Teramo, de' quali si dirà appresso al luogo di 8. Maria dell'Arco; qui pure maturò lo stesso Duca nel 1458 l'uccisione di uno dei tre messi teramani seguita sulle sponde del Votnano nel mentre si recavano a Napoli per ottener da Ferdinando di Aragona la liberazione della loro città dal dominio degli Acquaviva. Di qui pur movevano per le loro molteplici imprese guerresche il Duca Audrea Matteo Signor di Teraino e Vicario Pontificio di Ascoli, ed il figliuol suo Giosia che pur, tra le sue crudeltà, del resto non rare a' tempi suoi, fu vigoroso d'intelletto politico e pieno di valqr guerriero e finì di