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tra l'uno e l'altro de' suddetti ruderi (sarà di 200 o 300 metri). Un così enorme personaggio avrà fatto tremar la terra e gli abitanti di questa; ma no: egli fioriva ne' beati tempi in cui « etiam summi viri arabant terram » e si contentava di lavorare il suo campo, posto appunto in queste contrade. Venuta la sera, egli scioglieva i buoi dal suo aratro, metteva quelli ne' due taschini del panciotto e questo nelle tasche della giacchetta, e con que' gingilli addosso gli era agevole, mercé i suoi passi giganteschi, tornarsi ogni notte in Boina, dove avea stanza.
XII
Mentre noi audiam così novellando, la locomotiva ci ha già spinto tra il 6. ed il 7. chilometro ove scorgiano a destra e proprio a ridosso della via rotabile un poggetto, nomato di S. Maria dell'Arco per esservi già stata sopra una chiesina di questo titolo. Tal luogo è memorabile ne' fatti storici delle fazioni degli Antonellisti e dei Melatiniani, che nel secolo XV riempivano la città di Teramo di stragi e d'incendii. Siamo nel 1430, allorché il Duca d'Atri Giosia di Acqua viva, da pochi anni signore di Teramo per opera dei suddetti Melatiniani e stanco di quegli ecci-dii, deliberò con terribil rimedio e degno in tutto del fiero animo suo, far rinascere in Te-