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Lungo la strada ferrata da Giulianova a Teramo
Note storiche ed anedottiche
Francesco Savini
F. Fabbri - Teramo Roma, 1927, pagine 53

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Ornata Staziono di Teramo sulla sponda sinistra della Vezzola che proprio qui sbocca nel Tovdiuo dopo esser passato sotto i maestosi archi di un magnifico ponte moderno. Nelle nostre carte del secolo IX essa appellasi Beczola o Vecsola ed è dal Delfico (Inte-ratnnia pretuz.) creduta l'Albulata di Plinio. Nel tempo stesso siamo a vista della città di Teramo, dell'antica Interamnia Pretuttiorum, della quale daremo un breve cenno storico. Fu essa nei tempi preromani sede della piccola repubblica degli Interamniti, come ci narra Frontino; ne parlano ancora Tolomeo, Tito Livio, Plinio. Venuta in potere dei Eo-mani, intorno al secolo V di questi, godè prima il diritto di Municipio e più tardi cadde nella condizione di Colonia romana e militare. Do'po la guerra della lega italica, ottenne la cittadinanza romana insieme con le altre città combattenti e fu aggregata col Piceno alla tribù Velina: per decreto poi di Augusto fu ascritto il Pretuzio, territorio corrispondente a quello della presente diocesi di Teramo, alla quinta regione cioè al Piceno. Dopo la caduta dell'Impero romano e le invasioni dei Barbari, ebbe esso nome e forma di contea aprutina e andò soggetto al ducato di Spoletofìuo a che non ne fu divelto in forza della conquista normanna intorno alla metà del secolo XII; d'allora in poi seguì sempre le sorti del Regno di Napoli. Sotto

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