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Lungo la strada ferrata da Giulianova a Teramo
Note storiche ed anedottiche
Francesco Savini
F. Fabbri - Teramo Roma, 1927, pagine 53

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   lebri condottieri Braccio da Montone e Francesco Sforza e da ultimo di Giosia di Acqua-viva Duca d'Atri, il quale la mantenni» fino al 1461, allorquando i teramani, favoriti dagli eveuii guerreschi di allo-a, abbatterono a fu-ror di popolo la cittadella eretta da Gios'a e scacciarono per sempre dalla loro città gli Ac-quaviva. Tentarono più volte questi di riacquistarla, ma i Teramani, e difendendosi con le armi e riscattando la loro libertà col denaro versato nell'erario imperiale, pervennero a serbarla immune pel tempo avvenire. Ciò in quanto alla storia feudale; in quanto poi a quella amministrativa diremo che la regione Teramana dopo essere stata compresa, per la divisione in nove provincie o Giustizierati del Eegno fatta dall'imperatore Federico II nel principio del secolo XIII, in quella di Abruzzo corrispondente all'attuale territorio dei tre Abruzzi, fé' poi parte dell'Abruzzo ultra quando il Ka Carlo d'Angiò spartì un'altra volta nel 1273 in cifra ed ultra flitmen Piscariae l'antica provincia di Federico II. Teramo soltanto nel 1684 divenne sede della Regia Udienza, avendo però comune il Preside con Ohieti: ebbe infine un Preside proprio nel 1787 e fu d'allora in poi capoluogo della provincia del primo Abruzzo ulteriore e sede degl'Intendenti, dei Governatori e dei Prefetti, che la governarono con queste varie denominazioni dai tempi del re Gioacchino Murai fino ai nostri,

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