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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   niii.1 In quanto poi ai trasferimenti, il primo seguì puro in un s magnili ilei secolo Xll per opera del vescovo Aitone I. die dall'antica ( Viltodrale una Saul'Amili do Pompei li), minata nella distruzione ili Teramo compiuta dui normanno Conte di I,oretello, trasportò lo ceneri del Protettore alla moderna.' E più die probabili: ebe nella ricorrenza mentovata dagli Statuti si celebrassero o l'invenzione del Corpo e la sua prima traslazione. Non può essere ivi certamente discorso delle due altro, avvenuto dopo la compilazione di essi Stallili, la prima ai 20 aprilo l 'iTii dalla Cappella del citato vescovo Attorni a quella sotterranea (ora però rincalzata) posta sotto l'attuale Presbiterio del Duomo,1 e l'altra ai 21 maggio del 1770, allorché lo santo ossa furono trasferite alla presente Cappella di San Berardo.1 Non ò quindi da meravigliare se adesso siffatta festa si celebra non più agli S di maggio, ma invece ai 21 di dotto mese. Fatta questa breve storica digressione, torniamo ora agli Statuti e al modo in cui questi stabilivano si dovessero guardare le ricordate festività. In esse non era lecito alcun lavoro pubblico o privato di artefici o di animali; era vietato tenere aperte le botteghe, prestare gli animali pel trasporto di legna o per .altro qualsiasi servigio. L'osservanza incominciava dal vespro di ogni sabato o vigilia della festa : ne erano però esenti i mercanti che poteano tenore aporto lo botteghe (senza compierò alcun lavoro s'intende), vendere e comprare fino al tramonto di detti sabato e vigilie, siccome pure i lavoratori do' campi. Nelle feste poi i beccai potevano macellare e vendere, i calzolai spandere i cuoi c i tin-
   ' I'ai.ma. NI. •li 'IWiwm, voi. II, /mg. ;IU.
   s I'ai.ma', (Jp. cit., voi. XII, !g.
   ' Ibiil., pag. 230.