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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Sogni faziosi. — In i,iic' tempi, in cui fu compilato lo Statuto leniniano, ed in cui lo parli cosi il ni vano, a dir cosi, il lato più vivace della vita pubblica, non poteano mancare le manifestazioni esteriori di esse; tali erano principalmente, le diviso di colori fatte sulle vesti, delle quali abbiamo parlato qui sopra tra gì' indumenti maschili. Questi contrassegni faziosi eccitavano sempre più le ire tra i cittadini e perciò saviamente il Comune li vietava con granile studio (I, li2). I partiti poi, contro i quali più miravano le nostre, leggi, erano quelli dei ghibellini e dei fautori dei baroni contro la cittadina libertà: ili queste leggi abbiamo detto più sopra al proprio luogo.1
   Stiono delle trombe. — Ne abbiamo già discorso al luogo dei trombettieri comunali e, non volendo inutilmente ripetere il già detto, rimandiamo il lettore a quella parte del nostro lavoro.
   Suono delle campane. — Le campane aveano grande parte nella vita cittadina del medio evo; il loro suono chiamava siccome alla preghiera così alle armi, convocava il popolo alle pubbliche adunanze e segnava il tempo del lavoro e quello dell' apertura e della chiusura delle porte della città. A tal proposito ad ognuno ricorrerà alla mente la famosa risposta di Pier Capponi a Carlo VII! di Francia: « Voi sonerete le vostre trombe, e noi daremo nelle nostre campane: » grido che compendia in sè l'importanza delle, squille cittadine nella vita pubblica del Quattrocento. Presso di noi deve riguardarsi come storica la campana maggiore del campanile del Duomo ; la quale, sebbene più volte rifusa, ha serbato una continua tradizione ne' patri i eventi e nelle sue stesse rifusioni. Inoltre faceva l'ufficio di campana del Connine, non avendo questo