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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   98 PARTE IV. ETICA 0 DEGÙ USI E COSTUMI.
   elio oggi odesi alle ore otto antimeridiane ; poi il suono di terza (ad tertiam), che continua a' nostri tempi sotto
   10 stesso nome e battesi alle dieci c mezzo del mattino; e da ultimo il suono di Compieta (ad complcto-rium). che oggi odesi alle ventini' ora italiane e. il nostro volgo chiama tocchi pel modo onde si batte. Oli usi civili, a cui siffatti suoni riforivansi, erano i seguenti : l'intervallo di tempo tra la prima e la compieta era assegnato al macellamento delle bestie (IV, lllj: in quanto poi al suono di tersa, esso nelle foste indicava il tempo, in cui era lecito il cominciare i .nino-chi (III, 28). russiamo ora agli altri suoni, che abbiamo chiamato profani : erano tre e avvenivano di sera mediante la campana maggioro del I>1101110 : il primo (primax sonwt rampane maioris rcrlcsir i/ac pulsatur de scio prò custodia (Unitali*), dio noi giudichiamo quello dell' avemmaria, perchè, quando tratta-vasi del raddoppiamento delle peno, esso sognava il principio della notte ; inoltro seguiva per la custodia della città, che 11011 era però la chiusura dello porte. la quale facevasi più tardi (ili. 37): il secondo suono non è mentovato negli Statuti, ma dovea certo sentirsi tra
   11 primo ed il terzo, e probabilmente indicava, l'un'ora di notte; il terzo smino finalmente, ch'era forse ii così detto Coprifuoco dio battovasi a duo ore di notte, segnava, in tempo di pace, la chiusura dello porte della città (I, 30; li, 4): si noti che esso riividevasi in due parti ; prima a distesa e quindi, scorso uno spazio di un quarto d'ora, quanto cioè importa il traversare la città da un capo all'altro, a rintocchi (toechalns) (111, 10). Oltre questo scampanio della ('attediale, abbiamo memoria di un sol suono delle, campano della Chiesa di San Francesco, la principale dopo il Duomo: era quello dell' aurora (in aurora), dio faceva aprire le porte, della città soltanto agli operai (1, 30) e indicava, in