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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   maokh.v/.ionk, lavanda. maiali. cose oltastb. 105 per ogni fuoco o tenendoli chiusi nei mesi di aprile e de' seguenti tino a tutto settembre. Si potea tenerne anche un numero maggiore per mandarli a pascolo, somprechò però vivessero rinchiusi (IV, !i~>). In punto maiali noi allora eravamo un po' al disotto di altre città d'Italia: per esempio a Bergamo fin dal 1331 era stato proibito di lasciar ire i porci per le vie.1 E dire, poi che il sozzo costume di allevare e di nutrire domesticamente entro la città nostra gli animali immondi durò, e senza limiti di tempo siccome nel Quattrocento, tino a questi ultimi anni, allorquando un decreto municipale il tolse del tutto. Era davvero indecoroso il veder quella torma disordinala e frettolosa di maiali entrar per la Porta Romana e -spandersi, e talvolta con danno delle persone, pe' vari quartieri della città.
   Scorticamento degli animali, — Come abbiamo detto qui sopra, al luogo dello spargimento delle immondezze, era vietato lo scorticare animali nelle piazze e nelle rugis (IV, 12).
   Vendita delle interiora e pelli guaste. — Vietavasi ai macellai di tenero nei loro banchi di vendita le interiora e le parti fetido degli animali; nò essi poi, nè i calzolai potoano esporre in vendita sui loro banchi le polii guasto e pelose (IV, 111 e llfi).
   Vendita ile' nwimrslihili in rasi /'minsi, — l'Ira vietata la vendita del pane e dogli altri commestibili in quo' vasi conici addetti allo scolo delle fecce vinose, che noi chiamiamo coli (colimi fecmii) (IV, 37), e di cui parleremo più avanti nella Parte Vili filologica: e nemmeno le donne, che si portavano in piazza a comprar commestibili, potoano menar seco i vasi suddetti (IV,37).
   1 V. Rosa, Friuli « Cornimi, Milano, 1S7«, png. 283.