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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   MIKI'ltK. 117
   tre volte non si mentova mai la i,iiahtità di palmi che vi entravano, ma solo è chiamata napoletana. Questa appunto era .stabilita por la misura de' panni (IV, SS), la maggioro, delle industrie teramane; e napoletana era la canna che serbava il saggiatore del Comune (IV, .Sii). Il dirsi questa misura si spesso napoletana ci mostra che non era locale ma introdotta e quindi che altre erano le nostre, misure, di lunghezza, come or ora vedremo. Intanto qui diremo che un palino napoletano equivaleva a 0,201 millimetri attuali.
   Del jmssii, che crediamo misura teramana, si parla allorquando si tratta d.'lle mura della città clic doveano restaurarsi a conto passi per volta (I, 07), e della distanza da interposi tra i banchi de' venditori e le scale del Duomo e che dovea essere di un passo e mezzo (IV. .ìli). In quanto poi al valore attuale, del passo, mettendo da banda il passo romano di metri 1,47 eil il greco di 0,73, piuttosto, dal chiamarsi anche oggi la ni.'zza canna plissetto, potremmo giudicarlo di quattro palmi, ossia di metri 1,0.io. Si noti pure che il passo ora misura legale, giacché il passo di ferro (pusfttm ferri) dovea appaltarsi dal Comune ai legali gabollotti maggiori offerenti e che avessero l'età supcriore a diciotto mini (IV, !))).
   Il cubito è. citato una sola volta negli Statuti (V, 7), allorché si stabilisce la dimensione dello legature dei cani, di cui abbiamo già parlato al proprio luogo.1 La media del valore moderno del cullilo è comunemente creduta di metri 0,520.
   Il piede era pure misura teramana e la troviamo menzionata, allorché si fissa la larghezza dei ponti-cini di accesso ai fondi privati (I, 31). Il piede, come ognun sa, equivale a circa 30 centimetri.
   ' V. nollil l'arie 11' r/iiiriilieu, § 5. , il penultimo eomm.i.