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pra del peso delle merci, dovea vendersi col marco lucchese (IV, 8G). Le candele di cera poi e l'incenso era stabilito clic orati da vendere schietti e. senza sofisticazione (IV, 38), e le prime col lucignolo di bambagia filata e pura e non già di filato di lino o di canapa (IV, 01).
Vendita de'cerchi da botte. — I cerchi di legno per le botti doveansi smerciare a fasci (corollum).' Ogni fascio poi dovea contenere solo due cerchi ; e ciò per evitare le frodi nella vendita (IV, 92).
VENDITA DELLE DERRATE.
Vendita del grano. — Tra le derrate va questo certo per la maggiore. In quanto al prezzo del grano, lo stabilirlo è cosa assai rilevante, giacché se ne trac la base pel più probabile calcolo intorno al valore commerciale della moneta, che, come ognun sa, si desume dal valore dei generi di prima necessità. Ora da una disposizione statutaria pei mugnai (IV, 72) appare il prezzo, diremo così, corrente del grano in Teramo nel 1440: quindici soldi il tomolo, cioè, press'a poco, per quel che abbiamo detto nei luoghi delle misure e delle monete, lire 3,50 I' ettolitro. Si vegga da ciò la grande differenza tra i valori di quel tempo e quelli del nostro, in cui, anche durante la presente crisi, il grano vale circa lire 17 I' ettolitro.
Vendita del vino. — Ogni cittadino o forestiero poteva liberamente introdurre in Teramo il mosto ed il vino sia per proprio uso e sia per la vendita (IV, 63). Il mosto poi doveasi vendere a misura, cioè a salma di sei quarte (IV, 64). Ciò per lo smercio del vino in grosso : in quanto poi allo spaccio a minuto, ne par-
1 V. questa voce nel Glossario della Parie Vili filologica.