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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   130 l'ARTR VI. ECONOMICA.
   leremo al luogo de'tavernai, nel capitolo delle arti e mestieri.
   Vendita delle idivc e dell1 olio. — L'ulive si vendevano a tomoli rasi, che doveano essere larghi a capo e ferrati come gli altri,1 ina più capaci di quelli destinati a misurare il grano; su ciò poi vegliava il Notaio de'Capitoli (IV, 84). Per la vendita dell'olio v'avcauo varie misure ; il metro di 7 misure (IV, 83), la eal-daiuola ed il migliaio (miliari¦) di (io caldaiuolc (IV, 85j.
   Vemlitu delle biudc.— Di queste si parla solo per vietarne il monopolio a scopo di rivendita (IV, 132).
   Vendita tir'mùuli.—I più grassi vendovansi a 50 soldi ed oltre (IV, 104).
   Vendita degli animali bovini. — Se ne parla soltanto relativamente al prezzo della carne macellata, di cui c' intratterremo più innanzi. Il valore minimo di un bue o di una vacca ivi appare da 30 a 50 soldi per capo, cioè di lire moderne 3,82 a 6,37 (IV, 111). Tanta meschinità di prezzo sembra oggi incredibile !
   Vendita de' colombi. — Era stabilito il prezzo di questi volatili nel seguente modo : tre soldi al paio i colombi domestici e due soldi quelli non domestici (III, 26). Anche questa notizia è utile a chi vuol conoscere la grande differenza tra i prezzi d' allora e quelli attuali. Un soldo, come si è visto al proprio luogo, equivale a 3 grana napoletane, ossia a centesimi di lira 12 */,. Quei colombi poi ora si venderebbero ad un prezzo circa tre volte maggiore.
   VENDITA DE' COMMESTIBILI.
   Modo di venderli. — Era severamente vietato ai rivenduglioli fare incetta o monopolio de' commestibili (IV, 126).
   ' V. por questo misuro o por lo altro qui nominato più imliolro