134 l'ARTR VI. ECONOMICA.
strie teramane nel medio evo e perciò svegliava le più diligenti cure del nostro Comune. Il che del resto seguiva nelle altre città d'Italia e, per tacere della vicina Aquila e di Firenze famosa per quest' arte in Europa e nel Levante, veggiamo ad esempio assai favorirla in Lombardia Mantova, Como, Monza; le repubbliche poi di Brescia e di Bergamo nel secolo XIV consideravano loro suprema industria quella della lana e punivano, appunto come presso di noi, chi introduceva materie estranee nei panni.1 Tale industria è antichissima nella nostra città e si può credere vi fiorisse fin dai tempi del romano dominio, so ciò è lecito argomentare dall'epitaffio, riferito dal Delfico e dal l'alma,:i e tuttora esistente nel cortile del nostro civile Palagio e che dice : Collegio — Cent onariori nn — Intcramnitium Prcctutiano-rum. — In. Front. P. XXX. Agro. P. XL. II citato G.B.Delfico intende lanaiuoli in Centonarii, pur dicendo che altri vi scorge Falegnami, e par che egli non vada lungi dal vero se centonarii, che il Bazzarini1 traduce cenciaiuoli, deriva dal classico cento straccio di lana. Si noti inoltre che questi artefici doveano essere non iscarsi se ve n'avea una corporazione Collrgium. L'industria durò lungo tempo, ina fiorì particolarmente negli ultimi secoli del medio evo, ed il Campano, celebre umanista del secolo XV, ciò ci attcsta, allorché scrive de'Teramani Gres tariis artibus, in primis lanificio, et mercaturis dediti.' Anche nel seguente secolo XVI essa viveva tra noi, giacché un Registro di Atti comunali degli anni 1552, 1553 e 155A ci mostra i Consoli dell' arte della lana (Consulcs lani/ic'i), che ogni semestre nel numero di duo si eleggevano
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