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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   178 l'ABTE X. EDILIZIA.
   Pomerio dèlie mura. —Era, come ognun sa, lo spazio che girava al disotto e al di dentro delle mura e il cui nome alcuni derivano dai pomi che anticamente vi si piantavano. Però la vera etimologia ce la dà Varronc allorché, parlando del pomerio, scrive: Quod end post muriiin, postmcerinm dietimi* Sacro a'tempi romani, nel medio evo n'era vietata severamente l'occupazione. Ciò seguiva anche nelle nostre leggi (IV, 8).
   Porte della città. — Il Muzii descrive lo stato di queste duranti i secoli XIV e XV. « Ilavca, narra egli,2 ciascuna porta principale la sua ritirata similmente, chiusa con porta e sopra le porte i Varracani,' ed anco dentro la città era un'altra ritirata, dov'ora è il portone di San Francesco, et un'altra per ultimo refugio era nella piazza, la quale con tre portoni si potea chiudere. » Il cronista ben potea attestare ciò che ancora esisteva al tempo della sua adolescenza. All'epoca poi degli Statuti e nel testo loro son nominate le seguenti porte: Romana, Pretosa (ossia pietrosa), Sanl'Anlonio, San Giovanni (1,30), Fonte della noce (IV, 2 4), San Francesco, del Querceto (IV, 130). Di tutte, queste, porte rimane ora soltanto in piedi, e rinnovata, quella di Sant'Antonio, detta adesso, per decreto municipale, Mo-latina, a settentrione della città. Restano però le aperture delle antiche porte di San Giovanni (senza che si oda tal nome), di Porta Romana ad occidente, e cosi pur oggi nomata, e ili quella della Fonte della noce, il cui sbocco è a settentrione della città e a ridosso della per noi celebre Fonte della noce. La Porta Pietrosa parrebbe esser quella detta oggi di San Giorgio, e ciò perchè essa dava 1' adito alle pietre, travol tine di Ci vitella del Tronto, delle quali vcggOnsi tuttora niu-
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