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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   182 l'Alti E X. EDILIZIA.
   gibbone ammattonavansi, e tal uso è antichissimo in Italia: sappiamo infatti clic Siena cominciò nel 12-12 a fare il pavimento pubblico con mattoni a spina ili pesce, Bergamo ordinò nel 1237 l'iimmattonainento delle piazze; così pure operarono in quel secolo Brescia, Mantova, Pisa, Perugia ed altre città.' Presso di noi dall' obbligo che aveano i matonarii a fabbricar mattoni prò mcUonando platcis (IV, 4) si desume che almeno le piazze doveansi ammattonare. Se non allora, certo più tardi anche le strade lastricavansi con mattoni commessi a spinapesce, e di ciò veggousi ancor oggi tracce in alcune nostre vie.* Qui dovremmo pure discorrere delle rue (ruga), ma avendone già in altra parte di questo lavoro1 detto abbastanza, a quel luogo richiamiamo il lettore. Fra le nostre strade va celebre il trivio, che è quel tratto del Corso che dal Largo di Sant'Antonio ora detto dei Melatini va sino alla Piazza di sotto. Esso è incidentemente ricordato negli Statuti (IV, 50).
   Piazze. — Quando nei nostri Statuti si parla di piazze, s'intende generalmente accennare alle due che stanno avanti e dietro al Duomo (ora dette Piazza di sotto e Piazza di sopra, o, con titoli ufficiali, Cavour e Vittorio Emanuele); e lo stesso testo ce ne ammaestra, allorché ci spiega che per piazze pubbliche intel-ligatur de platea fori super tribium ante maiorem ec-clesiam civitatis prefate et a Intere ecclesie diete (IV, 50). Il testo qui, a dir vero, non e chiarissimo, o non si è