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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   210 OONOI.USIONE.
   poi si trattava ili pagar loro la molitura (la Iti partii ilei grano macinato) e i poveri mugnai soggiacevano alle maggiori tentazioni, era» tenuti ad esigerla alla presenza del Notaio de'Capitoli (IV, 72) (il Cancelliere comunale di allora) : il fornaio era pure sopravvegliato e non potea riscuotere per la buona cottura del pane che il prezzo stabilito dallo leggi (IV, 7«).
   1 più solleciti però a por mano al lavoro sono stati sempre i frantoiani, allora e oggi detti tra noi unicamente truppe/uri. .Noi già co li figuriamo al fosco chiarore di quelle bisunto lucerne, che con la loro classica forma tanto ricordano li! antiche romane, frangere Io-ulive agli avventori al prezzo legalo e venderò il nòcciolo ai soli fornaciai con le misure assegnato dal Comune (IV, 81, 84); adoperavano poi gran cura por la pulizia e per l'igiene, specialmente acciò la    Da ciò si vede che proprio tutte lo arti undavan soggette alla vigilanza del Magistrato ; cosi persino i calzolai, nel comprare i cuoi e nel conciarli, doveano osservare le stesse cautelo prescritte pei macellai (IV. 12ó), e non gettar mai le acque corrotte sotto i loro bischetti (IV, 2fi).
   Ma lasciamo ormai l'operaio e guardiamo un po'dappresso il cittadino che governa lo faccende pubbliche e privato; ci apparisce tosto un capo di famiglia, tra i migliori della città e quindi uno dei 200 elio avean diritto a sedere? nel maggior Consiglio della Patria, il Parlamento (III, 30). È un giorno di sabato e la Piazza del Mercato brulica di genti varie del contado e della città: tra la folla si avanza il baialo del Connine con l'infida (berretto) in capo donatagli da quello e, dando fiato alla tromba, ornata dell' insegna cittadina, bandisce pel dì seguente la riunione del Parlamento (I. 20). Vi si reca il nostro cittadino, non sappiamo se vestito