Stai consultando: 'Sugli statuti teramani del 1440 ', Francesco Savini

   

Pagina (219/244)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (219/244)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   212 rrwi.i'fsioNB.
   Ma la sperimentata probità e la saggezza ili cui andava adorno lo designavano a maggiori itltìci; eccolo quindi eletto, con quella complicata votazioni: clic incavasi nel medio evo e clie noi descrivemmo nel proprio luogo,1 al grave carico di uno do'Sei Signori dol Reggimento, i quali in un col Giudice cittadino costituivano il poter sommo del nostro Comune (I, 23). Egli, ponendosi tosto all' opera, esegue le disposizioni dello Statuto e i decreti del Parlamento e del Consiglio con P energia e la giustizia in lui note, impone i piccoli balzelli nella icreta, restringo le spese pubbliche (I, 23), stabilisce il giusto prezzo per le giornate di corti operai di competenza comunale (IV, Si) e, promuovendo con ogni suo potere la paco pubblica, reprime le private discordie e rappacifica gli animi esacerbati dallo lunghe lotte civili (I, 23), che allora fortunamonte posavano in Teramo. Né perciò egli, essendo si dedicato al pubblico bene, curavasi troppo di far punire all'arbitrio del Giudice, coni' era di diritto (III, 23), qualche offesa per avventura arrecata alla sua persona. Per quanto noncurante ci fosse di sè, altrettanto era rigoroso lieti* adempimento de' suoi doveri e di quelli dei suoi sottoposti: così impediva ai l>aiuli ed alle trombette del Comune di disturbare i cittadini con le loro screnate e di chieder loro mance nelle feste, alle quali però essi si poteano recare per giusto pagamento e con le trombe ornate delle banderuole comunali (1,20, ?JH): invigilava i portinai acciò aprissero e chiudessero all'ora debita lo porte della città e via dicendo (I, 30; IV. IO). A lui non faceva difetto inoltre la esperienza di altri pubblici uffizi; giacche egli, come Viale, avea curalo diligentemente le vie comunali interne ed esterne (I, 2'.)), qual Caposesfiere avea altre volte atteso alle fortitica-
   V. Parie 1 unjanU a, Mayùìlraln.
   12513830