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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   7.ioni (lolla città fi, !)) o, qua! Economo delle principali chiese, tenuti) diligentemente i (,uaderni de'conti (1, (il). Un'altra volta essendo Correttore de'fuochi nel suo sestiere, detto saggio della sua mite giustizia nel far registrare pei- una sola famiglia vari individui che aveano in solitimi/, i loro beni (I, 01). Incombenze ancora più delicate avea egli sostenuto a vantaggio della sua patria, quando come ambasciatore o messo del Comune s'era recato a Napoli e anche fuori del Regno e d'Italia in Aragona, ove spesso risedeva il nostro Principe di allora (1,28; II, OS).
   Accanto ai Magistrati ed ai Consiglieri lavoravano i minori operai, che erano .uli Ufficiali del Comune e che certo prima di quelli si portavano al civile Palagio. Vediamo infatti, primo fra loro, assidersi al solito suo banco di giustizia, nella sala terrena.' il Giudice delle cause civili, che, oltre ad essere parte integrante e capo del Magistrato cittadino, era altresì, qual giu-risdicente eletto dalla città, il primo ufficiale di questa. Nella sua doppia potestà ora egli emanava sentenze e gravava di multe (essendo solo pecuniaria la competenza e civile e penale del Comune) i litiganti e i delinquenti, ed ora, lasciando il pian terreno o salendo al superiore, presiedeva il Consiglio ed il Magistrato in un' altra sala di quel Palazzo,' ove pure abitava (I, 24). Toccava a lui inoltre eseguire le deliberazioni del Consiglio e del Parlamento (1,1,2,43). Avea dunque molte incombenze da adempire e quindi gli ora d uopo chi in queste lo aiutasse. Era questi il Notaio de' Capitoli detto più tardi Cancelliere ed ora Segretario comunale (sebbene con minor potere dell'antico): su lui posava la maggior mole delle giudiziarie e municipali bisogne (I, 3; IV, 143) ed era quindi