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Sugli statuti teramani del 1440

Francesco Savini
Tipografia di G. Barbera Firenze, 1889, pagine 238

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   216 ooxn.»iKF.
   resto il nostro « Monsignor lo Episcopo 1 » si appagava, secóndo permettevano i tempi, del semplice alto dominio e solo, quando le discordie cittadine s'inasprivano e davano noi sangue, egli concedeva il favor della sua Curia o i militi, die pure assoldava, per aiutare il Comune a reprimere quo'disordini (1, 'J'i). Nell'episcopio sedeva ancora la Curia ossia Tribunale vescovile, a cui vediamo accedere un Chierico che piativa con un laico per certi possessi e elio, pel dritto d'immunità riconosciuto allora noi Clero, ricorreva a quel Tribunale (III, 1S). Egli prima avoa portato la sua causa innanzi al Giudice civile, ma non soddisfatto della piega che ossa prendeva, adiva il l'oro ecclesiastico, dopo aver però presentato al Giudico laico un garante, pel caso in cui andasse male la sua faccenda anche innanzi al Tribunale vescovili; (II. il). Al laico allora non sempre riusciva avere riparazione de' danni ricevuti dal Cloro. Ad esempio un Canonici» negava di far pagare da un suo servo i guasti arrecati ailo torre di un cittadino : allora il Comune accordava a questo il diritto di rappresaglia, dichiarandolo impune quando a sua volta danneggiasse i poderi di quel poco giusto Canonico (V. 11).
   Ma lasciamo le classi privilegiate e torniamo al cittadino non dello pubbliche incombenze, ove lo abbiamo già veduto, ma a. quello che. tra le mura dumosi ielle, sbriga modestamente lo sue faccende privato o a cui con vece assidua si succedono le fatiche ivi i sollazzi, le gioie ed i dolori. Da buon massaio eh' egli e, il suo primo pensiero è 1' azienda domestica e il più grave grattacapo è. siccome pur troppo ai tempi nostri, il
   Teramo, giacchi' in un diploma ........... 'iri Hi «IìwiiiIhv I4H», .serbato noll'.liv/i. roni. ili Trinimi (n. XXXIV), si parla d..1 vassalli - «li-Monsignor lo Episcopo. .