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esso per l'animale o pel servo (col diritto però di rifarsi sul costui salario), a cagione dei danni prodotti da questi sui possedimenti de' vicini (V, 1, 12 e 22). In quei giorni un' altra spesa gli pesava sopra, quella necessaria per trasformare in casa un casareno, ossia recinto murato, e ciò entro l'anno, se pur non volea venderlo a chi ne lo avea richiesto (IV, 14).
Appena toltosi a questi fastidi, ecco piovergliene addosso degli altri, lira un giorno di sabato assegnato ab immemorabili, e in Teramo e altrove, al solito mercato settimanale. So no va egli quindi nella piazza di tal nome e, provvisto delle tante moneto allora correnti: once, ducati, fiorini, carlini, hologuiui e soldi (IV, 81 e passim), compera vari oggetti a lui necessari: cerchi di botte, candele ili cera, dopo essersi però assicurato, da buon massaio ch'egli era, che il fascio dei cerchi era composto non più che di due di essi e che le candele aveano il lucignolo di schietta bambagia, come prescriveva la legge (IV, 01 e 92). Avendo inoltre bisogno di provvedersi di panni, scoglio iu una vicina bottega i migliori e bene osserva, prima di pagarne il prezzo, che non abbiano dentro il pelo tinto o la lana alterata (IV, 93) e, per non confondersi tra le mólte misure usate allora in Teramo, lascia da banda la canna napoletana e si appiglia alle vecchie misuro teramane a lui familiari del passo, del cubito e del piede (IV, 77, 81 e SS). Per qualche altra cosa a lui opportuna, sarebbe voluto andare ad un paese vicinissimo, ove adunavasi una fiera; ma la leggo teramana impediva (oh! dove eravate voi sapienti della nostra epoca col vostro: «lais-sez faire, laissez passer? ») che la vigilia od il giorno del mercato alcuno si recasse alla fiera più vicina a Teramo di dieci miglia (IV, -te;). K»li perciò, rimessa la faccenda ad un altro giorno, se ne torna a casa con la serva carica degli oggetti acquistati, e colà arrivato