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Ricca invece è la sene ch'Ile monete dei principi di ttcne-\enlo, ninna delle quali però rimonta senza ombra di dubbiezze oltre agli ultimi anni del secolo Vili, e propriamente al 788 quando ai beneventani Carlo Magno concedette principe Gri-nioaldo III figlio del duca Arigiso II, permettendogli di batter moneta purché fregiata ancbe del proprio suo nome. Questa serie, iniziala dai solidi, dai trcmissi e dai denari di Grimoaldo III, procede fino al cadere del secolo successivo, avendosi monete di (ìrimoaldo IV figlio di Ermcnrico, di Sicone, Sicardo, Hadelgiso e Adelgiso, nonché denari imperiali di Lodovico II, solo o colla moglie Angilberga, e di Carlo il Calvo; per arrestarsi finalmente a Giorgio patrizio, cui si attribuisce una mo-ncluccia di argento, che vuoisi da lui coniata quando tenne il principato per l'impero greco, tra gli anni 892 e 895. Giovandosi di alcune lettere apposte ai lati della croce potenziata longobarda sopra tremissi e solidi d'incerta origine, tentarono alcuni dotti numografi di ampliare la serie beneventana, riconoscendo in quelle sigle le iniziali de' nomi di duchi e di principi; mala loro attribuzione, a primo aspetto soddisfacente per qualche singolo pezzo, avuto poi riguardo alle discrepanze dei tipi, induce tale scompiglio nella scric stessa, che gli è d' uopo ritenerla basata ancora su troppo debili fondamenti.
Ucciso Sicardo nel luglio 859, Radelgiso tesoriere e Sico-nolfo fratello del defunto principe si contesero armala mano il possesso di Bencvento; né cessarono le ostilità che cinque anni dopo, mercé la mediazione di Guido duca di Spoleli e di Lodovico li, in forza della (piale a Radclgiso restò Beuevcnto, a Siconolfo Salerno, comechè costui pure ne' suoi conii principe di Bencvento s'intitolasse. La zecca salernitana, contemporanea alla origine del nuovo principato, stette operosa anche sotto il reggimento dei successori di Siconolfo, Pietro con Adcmario, Adcmario solo, Guaifcrio, Guaimario I, Gisolfo. Ed è per me più che probabile die, presa Salerno nel 981 da Monsone II duca di Amalfi, egli vi abbia improntali quei nummi di rame, sui quid i sia la controversa epigrafe di' io leggo