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a cura di Federico Adamoli Aderisci al progetto!
paratore Federico 11 facea battere nel Iti"! i denari imperiali a surrogare gli aboliti tari di Amalli, e nel 1251 gli auguslali e le loro metà. Brindisi fu la precipua zecca degli svevi, e lale si mantenne nei primi anni di Carlo di Angiò, che nel 12GG ne aprì una sussidiaria a Barletta per lo stampo dell'oro, giovandosi di zcccbicri brindisini. Questo re fino al 77 spediva a Brindisi dccrcli concernenti la fabbrica delle monete minute, e 1' anno appresso altri operai ne levava, ricbiamandoli alla nuova officina di Napoli; finalmente, 1' allo di donazione ai frali minori dell'edificio della moneta e delle adjacenze per erigere il loro monastero, datalo 2 marzo 128-i, m'induce a credere clic ogni operazione monetaria vi fosse di già cessata. Dopo circa due secoli, nuovi monumenti incontriamo clic ci accusano il riaprimcnto della zecca di Brindisi, vale a dire i cavalli di Fcrdinando I d' Aragona sul cui rovescio sta una colonnella incoronata ad indicare 1' arme della cillà, e posteriormente due belle varietà del cavallo di Ferdinando II, coniale nel 149o col mollò Brnndusina fidclitas, allusivo alla fede serbata agli aragonesi resistendo alle armi di re Carlo Vili di Francia '. |