(II.
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federico II di Svevia, aflin di guernire le frontiere settentrionali del regno, che avrebbero potuto offerire ai finitimi guelfi agevole accesso, statuì intorno gli anni 1248 di edificare una città forte nel territorio interposto tra Furcone ed Amiter-no, la quale, dall'antico nome del sito ove dovea sorgere e dagli auspicii delle sue vittoriose bandiere, Aquila decretò intitolarsi. Providimus, così suona il diploma di quella fondazione, ut in loco qui dici tur Aquila, inter Furconem et Aniiternum, de circum adjacentibus castris et etiam terris, quae velali membra dispersa, cjuantacunque ftdei dar i tate vigentia, nec ìtostrorum rebellium poterant rcpiignare conatibus, nec inter se sibi imitilis auxiliis subvenire, unins corporis civilas cotistniatur, quam, ab ipsius loei vocabulo et a victricium si-ijnonnnnoslrorum auspiciis, Aquilac nomine decrevimus titu-liuidain [. Né si era tuttavia fornita di fabbricare, allorché nel 12!)G gli abitanti, suscitati da papa Alessandro IV, scossero il giogo di re Manfredi, die tre anni dopo ne fece lo scempio più segnalalo, adeguandola al suolo. Riedificata da Carlo di Angiò nel fi;>, ribellò un'altra volla nel 1294: ina per intromessione di Pietro di Angelerio eremita, chiamato allora alla cattedra di san Pietro, venne da Carlo li perdonala: onde poscia per gratitudine assunse Ira'suoi patroni anche quel santo pontefice, e
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