Stai consultando: 'Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi. Illustrate e descritte', Vincenzo Lazari

   

Pagina (22/121)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (22/121)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi.
Illustrate e descritte
Vincenzo Lazari
Arnaldo Forni Editore, 1858, pagine 117

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   18
   ne venerò la spoglia tradottavi da Firentino il 1527, e ne impresse sulle monete la imagine. Jaeopo cardinale, nella vita dello stesso papa Celestino V, ci descrive ali' anno 1294 I' Àquila
   non plenam civibus urbcm, Sed spaliis cerlis signatam ob spemque futuram ', dal che si argomenta che ben lungi fosse anco allora dal suo compimento.
   Nel 1548 1' Aquila col suo territorio fu esposta alle incursioni degli ungheri, condotti dal loro re Lodovico a vendicare la morte del fratello Andrea, marito della regina di Napoli Giovanna I, che 1' unghero teneva complice dell' assassinio di An-drea ; ma conchiusa Ire anni dopo la pace, e mentre nella nuova città si andavano svolgendo i germi di futura grandezza e prosperità, principiarono le discordie civili e le lotte dei partili, dalle quali sorse poi la potenza della fazione dei Campo-neschi.
   Posti ali' ultimo angolo del regno governato da una donna volubile e ne' suoi divisamenti maisempre incerta o mal consigliata, popolati da gente bellicosissima e ad ogni novità inchinevole e pronta, lacerali dalle intestine dissensioni, sotto il sinistro influsso dello scisma religioso, gli Abruzzi parevano facile preda ad ogni invasore, preda peraltro la cui conservazione era più che male sicura. Delle terre, altre si reggeano a comune, altre tiranneggiavano i baroni, niuna conosceva che di nome la regia autorità; pontefici ed antipapi, monarchi legittimi e pretendenti al trono vi cercavano amici ed ausiliarii contro i competitori. Perciò, eletto nel 1578 Clemente VII a Fondi pei maneggi di Giovanna I, papa Urbano VI, chiamando Carlo di Durazzo ad occuparne il reame, e sciogliendo i popoli di Abruzzo dal giuramento di fedeltà alla regina, gli eccitava a riconoscere il nuovo signore, così scrivendo nel novembre dell'80 alle università di Sulmona e di Chieli : Veram pruden-tiarn latore non clebet, cum jam sit no tori-uni et divulgatimi
   i Renna Halicurum Scriptorcs, III, 600.

Scarica