nava un sesto di carlino ed un sessantesimo di ducalo ; e questo valore mantenne negli Abruzzi fino alla metà del secolo XV. abbenchè Alfonso I concedesse nel 1.459 ai sulmonesi lo stampo di nuovi bolognini da t)0 al ducalo, suddivisi ciascuno in O lorncsi, ovvero in 12 denari.
Cella è voce corrotta da uccello, nome a moneta derivato dall'aquila suvvi effigiata, per dinotare la zecca onde usciva, od arme parlante dell' Aquila. Infatti Antonio di Buccio, clic fiorì circa il 1582, cosi ci descrive il gonfalone di quella città rinnovato a' suoi giorni:
Una laniera nova per comano facta fone, Cioè l'aquila bianca nello rossio pendone ì. Le celle si coniarono ad Aquila sotto Giovanna II e Renalo, o il valore ne conosciamo dalla succitata tariffa pontificia del 1459: ''die aquilane cinquini O, cioè denari 50. Onde avviene che il bolognino equivalga a due terze parli della cella, e 40 celle pari a 00 bolognini l'ormino il ducato. In un documento del 1455 vedremo le celle indicale col nome di rjttarluroli, o di quarte parli del carlino; nel 1442, di trentini, perché divise in 50 denari. Violatone però lo slampo da Ferdinando I di Aragona nel 14;>
Le prime monete che si hanno dell'Aquila portano il nome di un Lodovico di Augii"). Niun documento esistendo delia originaria concessione della zecca aquilana, discordano gli eruditi nell'attribuzione di tali pezzi, alcuni ascrivendoli al primo, altri al secondo Lodovico. Don Cesare Antonio Vergara, che nel 1715 pubblicò una riputala illustrazione delle monete del re-
I fl. ,:. 708. ft. Tl'T.