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Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi.
Illustrate e descritte
Vincenzo Lazari
Arnaldo Forni Editore, 1858, pagine 117

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   lezione per chi, mal pratico degli antichi caratteri, e tratto dalla smania di scoprir cose nuove, frantende le scritte e svisa il chiaro senso dei monumenti ; e se mai avvenga che questo mio libro cada fra le mani di qualcuno de' più recenti illustratori di monete italiane, abbia egli presenti sempre le celle della regina Violante. Proseguiamo.
   Chiamato Renato dalla fazione angioina a succedere a Giovanna II, qual fratello di Lodovico III di Angiò adottalo dalla regina ed a lei premorto, non potè tosto adire il reame, trovandosi prigioniero del duca di Borgogna da tempo anteriore alla morte di Giovanna, che avea cessato di vivere il 2 febbrajo 1453. Intanto Isabella sua moglie prendeva possesso il 26 gen-najo 36 dell'Aquila in nome del marito, e concedeva a que'cit-tadini gì'implorati capitoli. Ma riscattato Renato nel maggio del 58, e condottosi ad occupare il regno, lo trovò scompigliato dalle mene di Alfonso d'Aragona e lacerato dalle fazioni; trovò nulla ostante Aquila fedele ancora alle sue bandiere, avvegnaché travagliata dalle scorribande del Piccinino. E ciò tanto ebbe a grado, che il 5 settembre dell'anno stesso, stando in quella città, i privilegii accordatile da Isabella confermò, altri aggiungendone poi non meno onorifici nel 1440. Egli si fu nella prima di queste due epoche che, ricercandolo gli aquilani di poter pagare le collette dell'ultimo biennio, già ridotte nel 1420 da Giovanna II da 2700 a 2500 ducati, in ragione di 60 bolo-gnini per ducato, decretò si pagassero in ducati d' oro effclti-tivi, o in carlini da 10 al ducato; il che ci prova smessa ormai allora negli Abruzzi la grande e quasi esclusiva circolazione dei bolognini, e sottentrati ad essi i carlini napoletani. Ecco perché, fra le monete aquilane di Renato, non incontriamo più bolognini, ma in loro vece carlini, continuando però lo stampo delle celle, simili alle ultime della seconda Giovanna, nonché dei quattrini introdotti da Lodovico I.
   Il carlino di Renalo, detto anche gigliato e robertino, che perfettamente imita quelli coniali nella zecca di Napoli da Car-

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