Stai consultando: 'Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi. Illustrate e descritte', Vincenzo Lazari

   

Pagina (58/121)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (58/121)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi.
Illustrate e descritte
Vincenzo Lazari
Arnaldo Forni Editore, 1858, pagine 117

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   54
   tazioni dei tempi e dei paesi in cui furon coniate; perciocché gli stessi cavalli di Ferdinando I ci offrono colali anomalie da dover eonchiudere, che non è da tenersi niun conto del peso di questi minuti spezzati dei conii nobili, fino a che peraltro le differenze non sieno eccessive, siccome interviene in alcuni multipli del cavallo aragonese, accennali già dal Fusco *. E vige la osservazione medesima sulla trascurala qualilà del melallo, più avvertila nelle zecche minori, meno nelP aquilana ; in-fatli, se molli cavalli di Carlo Vili rinvengonsi di schiello rame, allri se n'ha di biglione, e non lanlo basso, raggiungendo perfino un cavallo sulmonese il litelo millesimale 0,475, onde il suo valore effellivo eccede ben di parecchie fiate il nominale. Tanto disordine devesi attribuire alle angustiose condizioni di quell'epoca, che non lasciarono alle zecche il tempo necessario alla partizione delle materie da monetare.
   La mancanza dei tiloli di re di Sicilia e di Gerusalemme sui nummi aquilani di Carlo Vili, e la loro presenza sovr'allri degli Abruzzi, fanno ritenere al Cartier - quelli anteriori, questi posteriori ali' allontanamento di Ferdinando II. Pure si hanno, panni, argomenti che inducono a credere contemporanee le due varie epigrafi: 1.° perché il re di Francia, movendo la guerra all'aragonese, non intendeva di spossessare un principe dc'suoi domimi, ma solo di ricuperare il proprio, trono ; 2." perche gli Abruzzi insorsero per Carlo Vili, riguardandolo legillimo re, quale discendente dagli angioini, e non vedevano in Ferdinando che il pronipote di Alfonso I usurpalore; 5.° perché sulle monete di Ortona, ammesse per ossidionali anche dal Fusco e dal Car-lier, e perciò probabilmente posteriori alla dipartita di Carlo, non incontriamo i liloli di Sicilia e di Gerusalemme, che pur dovremmo trovarvi.
   Riliralosi Carlo Vili dal regno per rienlrarc in Francia,
   1 G. V. Fusco, Monde di Carli, VII], pag. 5SJ.
   2 L. <>., paji. M.

Scarica