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Zecche e monete degli Abruzzi nei bassi tempi.
Illustrate e descritte
Vincenzo Lazari
Arnaldo Forni Editore, 1858, pagine 117

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   XII d'Urlcans, ben seppe egli l'arie valere ai danni di Federico, prima coi trattati concliiusi col re cattolico, e poscia colle armi. Costretto Federico a cedere al re francese, mutando il regno di Napoli, spartito tra Francia e Spagna, nel ducalo di Angiò, Lodovico XII, che signoreggiava Terra di Lavoro ed Abruzzo, riaprì le zecche di Napoli e d'Aquila ; ma, se nella prima battè monete in ogni metallo, nella seconda ne fece solo di rame, non conoscendosi che il sestina aquilano, riportato al n. 27 della terza tavola :
   Z). LVDO.FRAN.REGHIQ.NEAP.R. Croce ricrociata e gigliata, leggenda preceduta da un' aquiletla.
   n. POPVLI. COMODITAS. Arme di Francia, epigrafe interrotta da un' aquilella alla punta dello scudo.
   Riuniti finalmente, dopo più anni di conlese e di guerra, i regni di Napoli e di Sicilia sotto il potente sceltro di Carlo V, che governava in nome proprio e della madre sua Giovanna, egli accordò agli aquilani il riaprimenlo della loro zecca, me-dianle diploma de' 50 aprile 1520, nei termini che seguono : tlabeatque dieta civilas facultatem cudendi monetas cum insi-fjniis et imaginibus nostris, aereas argentcas et aurèas, prout eidem placuerit, meliusquc et commodius visurn fuerit '. Sennonché, di questo dirilto Àquila non si valse ; e perciò quella officina, eh' ebbe più lunga durata di ogni altra abruzzese, deve ritenersi cessata col duodecimo Lodovico di Francia.
   I Regia munifìcenlia, p. 290.

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