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Antonio Tripoti - busto di Raffaello Pagliaccetti

Antonio Tripoti (Teramo 1809 - Teramo 1872). Coinvolto nei moti rivoluzionari appena diciannovenne, è costretto ad emigrare in Francia dove si arruola nei Lancieri, partecipando anche alla spedizione in Belgio (1831). Rientrato in Italia per continuare la propaganda antiborbonica, è costretto prima al confino di Chieti, quindi ad un nuovo espatrio in Francia, dove si sposa con Giuseppina Thommasett. Ottenuta la grazia rientra in Italia nel 1844, ma con la restaurazione deve nuovamente fuggire: nel 1849 partecipa alla difesa della Repubblica Romana, ma con la sconfitta dei garibaldini fugge prima in Francia, quindi in Spagna. Nel 1860 è nuovamente in Italia, prima a Genova, poi a Napoli, quindi a Teramo dove organizza il governo provvisorio ed è nominato maggiore nella Guardia Nazionale. Dopo la caduta della fortezza di Civitella è nominato Comandante dei Volontari del Gran Sasso, riportando l'ordine in alcuni paesi di Isernia; inoltre libera le prigioni di Rivisondoli, Roccaraso e Castel Di Sangro, e si scontra con le truppe borboniche sul Macerone. Nel 1862 viene nominato da Cialdini ispettore della Guardia Nazionale Mobile, sgominando il brigantaggio nella provincia di Teramo. Anche i due figli furono ferventi patrioti: Savino (1840-1882) fu volontario già nel 1859 nella guerra dichiarata all'Austria, Luigi (1846-1931) si arruolò nelle truppe garibaldine a soli 14 anni. Con la conclusione della luogotenenza di Napoli si ritira a vita privata. Viene però nominato Ispettore Forestale, incarico che ricopre sino alla morte.