Vittorio Emanuele II. (Torino 1820 - Roma 1878) Il futuro "re galantuomo" prese parte alla prima guerra d'indipendenza, distinguendosi nelle battaglie di Pastrengo, Goito e Custoza. Nel 1849 con l'abdicazione di Carlo Alberto salì al trono mantenendo lo Statuto albertino, nonostante la sua avversione alle idee liberali, che gli valsero l'appellativo citato. Di idee clericali, chiamò al governo Cavour nel 1852 nonostante l'espressa diffidenza che nutriva nei suoi confronti. Nel 1855 tentò inutilmente di allontanarlo, dopo la legge che prevedeva la soppressione degli ordini religiosi e il passaggio dei loro beni allo Stato, ma non vi riuscì a causa dell'opposizione dei liberali. Perseguendo il progetto di allargare i confini dello stato sabaudo, appoggiò la spedizione dei Mille, all'insaputa di Cavour. Alla morte di questi, nel 1861, appoggiò il progetto mazziniano per la sollevazione del Veneto ed il progetto garibaldino per la liberazione di Roma. Dopo la breccia di Porta Pia il suo impegnò nella vita politica andò scemando, e negli ultimi anni fu anche a Berlino e Vienna, gettando le basi della Triplice Alleanza. |