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padre che aveva vista scrivere la Giannina ed oj,ni cosa nascondere ai suoi occhi. Il padre, dubitando di qualche amore segreto nella figlia, la costrinse a mostrare gli scritti nascosti. Egli infatti vi trovò il reato d'amore, ma di quello alla poesia, in sonetti e romanze e subito se ne andò col poetico fardello al colto ed amorevole signore della città sua, Stefano de Martinis, per averne il giudizio e rinverdire le speranze concepite sulla fanciulla fin dai primi anni.
• II de Martinis lesse, portò giudizio favorevole delle poesie, e si offrì educatore della Giannina 4).
Questa tornò ilare, che vide aperta la- via al suo genio che la tormentava fino allo strazio.
Alla lettura disordinata dei libri e al lavoro non regolato sostituì con la guida del maestro lo studio ordinato e razionale dei grandi poeti' e dei sommi prosatori/ la disciplina della filosofia e la •conoscenza di altre parti di scibile utile alla sua coltura. Altro aiuto le venne dal fratello della madre, Pancrazio Rossi, libraio che forniva di libri la Giannina avida di leggere sempre.
Ella scriveva versi o gì' improvvisava, e il professore pronto a correggere e a dare precetti e consigli.
Nel medesimo tempo il maestro Bruschelli, com-
i) Questo avvenne verso il 1840 e non nel 1845 come inesattamente riferisce il Prassi, né fu per un sol sonetto. V. Poesie di G. Afilli, Ediz. Le Monnier. Prefazione. i • ' •
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