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Giannina Milli
nella vita e nelle opere
Giacinto Pannella
Cooperativa Tipografica Teramana, 1925, pagine 168

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   '. ••„,— 30 —
   Chieder non puoi del ghibellin cantore L'alto poema, ,o quello di Torquato. Mìa se ei cantando ti ricerea il core, Se di fede, di onor, d'intemerato Zelo di patria i sensi in te ravviva, Dimmi, di gloria la sua meta è priva ?
   C'invidian gli stranier sì peregrina.
   Dote, e nel fango tu gittar la vuoi ?, E scendi a dubitar se la divina Fiamma sussista, e se si alberghi in noi ? Ah ! dell'aure, dei fior, 'della marina, Del sol che qui più belli ha I raggi suoi, Delle nostre memorie il sacro incanto Niega, se nieghi l'improvviso canto!...
   Ella riconosce questo dono perché l'ha dentro di sé, nel cuofe e nella mente, anzi
   .........supplizio lento
   5 È l'ardor che l'assai di vena in vena;
   ne soffre ed anche nel riso,ha stille amare, ma canta, che'deve seguire natura come ogni ultra cosa ch'è da lei immediatamente:
   Allor che l'estro le mie fibre scote,
   Tra folto cerchio di commosse genti, Ansio il sen, di rossor sparse le gote, Gli occhi fulgenti,
   Rompo nel carme che mi die' il Signore, Come die' all'aura il susurrar gentile, II murmurc al ruscel, l'olezzo al fiore, Pompa d'aprile.
   Anch'ella si 'fa giudice severo dei, meriti del-l'improvvisatore e chiama la musa improvvisa so-
   

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