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Giannina Milli
nella vita e nelle opere
Giacinto Pannella
Cooperativa Tipografica Teramana, 1925, pagine 168

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   -rella minore di quella che medita. Non vede lontano il giorno che l'è dato di posare dall'estro improvviso e meditare qualche soggetto degno della fama e di coloro che il suo tempo chiameranno antico. Sentiamo pertanto questo voto dell'animo suo:
   Fuggitivo e labile sempre è il grido Del carme che cre,ò ratto il pensiero ! Ahi! questa febbre ond'io pur m'ardo e ancido, -E indarno forse di emularti spero, Questa non mai di duratura gloria Fia che giunga a fregiar d'uom )a memoria. . Pur troppo è ver! già copre il nero oblio I carmi tuoi sacri al Guerrier fatale, Pur l'aringo medesmo or corro anch'io, Sorte aspettando alla tua sorte eguale. Ma all'umil nave dello ingegno mio, . Se mai prece del core in alto sale, Sempre non toglierà fato crudele Che a correr miglior acqua alzi le vele.
   È la prova migliore che si da il dono dei versi estemporanei è ogni accademia di lei. Però ne' pure ella lo sa allora, tanto l'accende il fuoco della musa invocata nel difficile cimento.
   Le tre rose ce lo dicono ;
   Dal fervido estro fuor di me rapita,
   Quasi da un velo ricoperti i rai, -i Tolsi una sera in man la cetra, e ardita,
   Siccome il core mi dettò, cantai. Che dicessi noi so,,., biancovestita Segno di mille sguardi io mi trovai, E tra' plausi cortesi il suolo scersi 1 Gremito intorno a me di fior diversi.
   -v'

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