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Giannina Milli
nella vita e nelle opere
Giacinto Pannella
Cooperativa Tipografica Teramana, 1925, pagine 168

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 4p —
   Dell'egoismo suo vergognerebbe Dagli agiati ignoranti il volgo vile Cui d'un genio il languir mai non increbbe.
   Ma basso, disadorno è lo mio stile, Né seconda il voler della mia mente II fioco suono di mia cetra umile.
   Ma se il cielò vorrà benignamente Afforzarmi l'ingegno, che non resti Mio nome oscuro tra l'Ausonia gente,
   Allor, mutati in lieti i suoni mesti. Alla fama affidar saprò il tuo vanto, ^ proclamar, che il merlo tu ne avesti, Se nobil sciolsi, e non vujgare il canto ').
   Cresce ,di giorno in giorno la- fama della poetessa e l'improvvisatrice si rende sempre più secura dell'arte incantatrice del rinchiudere nella forma, che crea ratto il pensiero, il pensiero altrui.
   Come l'uccellino il suo nido, la Milli in compagnia di sua madre, genio tutelare della bruna figlia dell'Abruzzo, lascia Teramo nell'Agosto del 1850 per trovare esca maggiore alla fiamma del suo estro sotto più ampio ciclo. La precede la fama ; e prima ad Aquila e a Sulmona si circonda di nuovi allori abruzzesi. Quindi si porta a Napoli ove ha Mentore
   i) Queste terzine furono scritte nel Marzo del 1846 ; mentre le altre allo stesso De Martinis nel 1852, pubblicate nello stesso anno a Napoli, furono ripubblicate dal Le Monnier nel 1862. V. Appendice (G): Bibliografia.
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