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giùngere all'orecchio dagli jiffjciali dfel governo, si accorse che là sua voce spirata dall' estro riusciva troppo libera a certa gente e l'adombrava, sebbene in pubblico anche questa applaudiva. Quindi ella perché in cuor suo spregiava, -,
D'impudenti vigliacchi il plauso esoso Che menton gioia, ove è riposo,
si risolvette a lasciar Napoli e gli amici portando seco fede viva dì tornarvi a sciogliere più libero canto. Altra cagione che la mosse a partire fu il * disegno che aveva di destare nel cuore degli altri Italiani l'amore alla terra natale e di'cantarne le glorie e i dolori con parole allora concesse soltanto all'estro improvviso. Ed ella nel suo ritorno a Na-«poli per la venuta di Vittorio Emanuele riandando questi tempi potè con orgoglio apostrofare la patria :
O dolce patria!... oh mìo perenne amore, Sola e vera mia Musa ispiratrice Schiava fremente invan d'ira e dolore Te in infausto io lasciai tempo infelice ; - Con l'immagine tua fitta nel core, Tra le genti raminga trovatrice, Di speranze e di /e' l'inno io sciogliea ') Quando il fato più avverso a noi parea.
Non preveniamo i tempi, ma seguiamo l'im-provvisatrice che alla sua vòlta, segue il suo destino.
r) Davvero inni le sgorgavano .dal labbro nelle ore .più fervide dell*estro; tanto che il Maestro Pacini che l'aveva sentita in Napoli e -ne aveva gustata la melodia dei versi compose apposta per lei due cantate, o romanze, e gliene fé' dono. Bello questo ispirarsi insième dei -__cultori di arti sorelle !