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che il suo primo e supremo pensiero fu pei . versi che lesse, e per quei che fece spontanei e meditati ; ma non il solo né l'ultimo.- Con tenerezza ricorda
la lettura della Gerusalemme nelle « Rimembranze »
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rivolte al poeta:
Ben sai che fanciulletta io m'era ancora Quando il tuo nome a venerare appresi Nella paterna mia dolce dimora.
Erano i sensi miei tutti sospesi,
Quando del padre su i ginocchi assisa, Udia tuoi versi ancor non ben compresi.
Crebbe, è vero, nell'amore dei versi, ma in uno nei sensi della mestizia della quale le sembrò ignorare la cagione come ci dice in questo fiore delicato di Romanza « // miq canto ».
E ver, doglioso e mesto è irc%ijto, Che a "me sul labbro sospinge il corj" -Una inesausta vena di pianto De' più begli anni niì attrista il fior.
Pur, se mi chiedi da che deriva Quel che m'ange crudo martir, Dirò che ho pena assidua e viva, Ma perché peno non saprei dir.
Perché sospira chiedi all'auretta, E perché mormora chiedi ài ruscel, Chiedi A che geme la colombella Mentre ha d'appresso il suo fedel:
Ch'è in lor natura, risponderanno, Spirare, gemere e mormorar; Così i miei versi altro-non hanno Senso gradito, che il lamentar.