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Giannina Milli
nella vita e nelle opere
Giacinto Pannella
Cooperativa Tipografica Teramana, 1925, pagine 168

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 59 — ;
   che il suo primo e supremo pensiero fu pei . versi che lesse, e per quei che fece spontanei e meditati ; ma non il solo né l'ultimo.- Con tenerezza ricorda
   la lettura della Gerusalemme nelle « Rimembranze »
   \
   rivolte al poeta:
   Ben sai che fanciulletta io m'era ancora Quando il tuo nome a venerare appresi Nella paterna mia dolce dimora.
   Erano i sensi miei tutti sospesi,
   Quando del padre su i ginocchi assisa, Udia tuoi versi ancor non ben compresi.
   Crebbe, è vero, nell'amore dei versi, ma in uno nei sensi della mestizia della quale le sembrò ignorare la cagione come ci dice in questo fiore delicato di Romanza « // miq canto ».
   E ver, doglioso e mesto è irc%ijto, Che a "me sul labbro sospinge il corj" -Una inesausta vena di pianto De' più begli anni niì attrista il fior.
   Pur, se mi chiedi da che deriva Quel che m'ange crudo martir, Dirò che ho pena assidua e viva, Ma perché peno non saprei dir.
   Perché sospira chiedi all'auretta, E perché mormora chiedi ài ruscel, Chiedi A che geme la colombella Mentre ha d'appresso il suo fedel:
   Ch'è in lor natura, risponderanno, Spirare, gemere e mormorar; Così i miei versi altro-non hanno Senso gradito, che il lamentar.

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