— 93 —
E nel tue nome, allor che nostra sorte A compier tuoni il novo marzio squillo, Trionferà l'Italica coorte ').
Forte in sua virtù la Milli è severa con chi è fuor di via per proprio talento e leva alto il suo canto contro quei che si pascono di vile e bieco sentire. Ma lo fa con tanta grazia, di modi da trasparire più la verità amara del ricordo che il biasimo della musa, giacché è sempre vero quel che di questa canta la poetessa :
È dolente, ma vergine e pia Quella musa che accende il mio cor.
Loda il Canova che rifiuta onorificenza d'altra nazione e ne fa esaltare e adorare dal peregrino
.... il salito orgoglio; Quello che stranio titolo, Da Lui che a stranio soglio Pospose la sua patria, " T'indusse a ricusar.
Ma suonano quésti versi, insieme alla lode del vere-figlio d'Italia, rimprovero amaro a Napoleone Primo. E religiosa, e pia, ma sfolgora quanti si ammantano di religione che tale non è. A Galileo dice serenamente :
La fede!... ahimè nel nome suo sacrato - Te cieca ignavia di catene avvinse,
E il venerando tuo labbro onorato II ver scoverto a rinnegar costrinse.
i) Questo sonetto, col quale cominciò l'Accademia tenuta ad Ancona, e le altre poesie improvvisate nel teatro delle Muse sono ignoti a . biografi della Poetessa, V. la nostra bibliografia : Appendice (H).