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Giannina Milli
nella vita e nelle opere
Giacinto Pannella
Cooperativa Tipografica Teramana, 1925, pagine 168

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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    — 134 — Rapita dal vigor del carme ardente Fiori su lui spargea l'accolta gente. Oh dal pensier non mi cadrà giammai Quella sera per me solenne e lieta ! Vidi di gloria luminosi rai Sfavillar sulla fronte del poeta, E per esso dall'anima-esultai... Ma scorta a. un tempo la sublime meta Ch'ei già toccava, disperando, .al suolo Chinai le luci tra vergogna e duolo. Ma quale a ravvivar gli egri e smarriti Spirti a me s'offre prezioso pegno ?.. Tra i mille fiori al merlo suo largiti Scelse una rosa quel gentile ingegno; E, abbandonando gli aprutini liti, A me inviolla di amistade in' ségno, In segno di amistade e di conforto Perch'io mirassi a glorioso porto. Questa è la rosa che olezzante e bella Serbai primiera, e serberò fin tanto De l'ingegno la vivida fiammella Risveglerà mio facil estro al canto. Propizia sorte fé' ch'altra sorella Non men leggiadra le posassi accanto, E, divisi tra lor gli affetti miei, Preferir l'una all'altra io non potrei. 'Crebbe di sacro chiostro all'ombra amena Quest'altra rosa: vergine romita, Di pensier santi e d'innocenza piena, La tolse al cespo ove brillò fiorita. Io l'ebbi in dono, ed ecco in me balena Luce improvvisa che a cantar m'irtvita; Canto la Tosa che nel chiostro nata Tra le spine del móndo è trasportata. *

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