Da " La squilla della sera „
(Canto con intercalare a rime obbligate)
Più dell'ora, che lieto nel ciclo Sorge l'astro che il giorno radduce, Amo quella in che languida luce Manda, pria si nasconda nel mar.
L'amai sempre; e dell'Ave al ritocco Una voce tai sensi mi esprime: « Sia soggetto a tue subite rime Quella squilla che parla del ciel. »
Oh foss'io nella povera valle Irrigata dall'umil Tordino, Cui sovrasta l'eccelso-Appennino In perpetuo coperto di gel !
Oh ascoltassi partirsi tutt'ora Del Cenobio vicin dalle cinte « Quella squilla che flebili rime M'ispirò sotto ir patrio mio ciel! »
Ma, se lungi da te mi son io. Caro suoi che la culla mi desti, E a te il suono de' cantici mesti Della figlia pi4 giunger non può,
A te sempre rivolgo il pensiero,
Per te prego nel duol che mi opprime, « Se m'ispira le subite rime Quella squilla che parla del ciel. »
Napoli, 1852