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Ma in quella dolce età primiera, Scevra di folli cure e dolor; De l'alma nostra la immagin vera In te conoscere non seppi ancor.
Ma tosto, al vario confuso affetto Che venne a scuotermi il vergin sen, A l'ansia indomita de l' intelletto, Ch" errava libero schivo di fren ;
Al desiderio de l'infinito, Cui dato attingere a 1' uom non è, Al disinganno, che scolorito Fece il fantasma diletto a me;
Conobbi come di te non meno Audace e improvvida, nata a soffrir, L'alma che ferve in questo seno A te somiglia ne' suoi desir.
Forse," o farfalla*, la nostra sorte Non solo in vita pari sarà; Ma a la tua simile anco la morte Folle ardimento a me darà.
Che, se di un lume te attira il raggio, Me de la gloria move l'amor; È pari il rìschio ; ma dal coraggio Ne l'affrontarlo io spero onor.
Ad Reale, 31 marzo