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Fosca nube alcun tempo mi ascose Del mio genio la stella romita, E fu grama angosciata la vita Per me rósa da un ansio desir.
Ma la prece, oh la fervida prece Non omisi nel duolo giammai, E cotanto un di piansi e pregai, Che il Signor quella nube sgombrò.
- Or, s'io canto, il mio canto è preghiera Che s'innajza a l'Eterno Fattore, Col concento di grazie e d'amore Che il croato tributagli ognor.
Canto e prego co' vispi augelletti Che salutan l'aurora nascente, Canto e prego col bronzo dolente Che rimpiange il tramonto dèi sol.
Ed allor che~sul mondo le stelle Versan luce sì tremola e pia, Come un'eco a l'eterna armonia La mia prece prorompe dal cor.
Oh potessi quell'estasi arcana
Prolungar sino a l'ultimo giorno, Oh potessi non far più ritorno A la terra da i gaudii del ciel !
Mi cogliesse invocata la morte,
Per Tuo cetano, benefico Iddio, Mentre implora pel suolo' natìo II mio verso favore e mercé !
Ed allor che al Tuo cenno supremo
Fia ch'io lasci il mio fragile ammanto, Ne gli accordi di un ultimo canto La mia prece sollevisi a Te.
Lecce, 12 gennaio