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A BOLOGNA
Pel dono di una medaglia d'oro.
O fra le cento tue vaghe sorelle Città per senno e per valor famosa, Che il Reno irriga, e di fiorenti e belle Collinette ghirlanda hai dilettosa ; O non domata mai dalle rubelle Sorti onde gemexltalia e non ha posa, Qual di te degno, e pari al desir miò-Grato carme per te scioglier poss'io?
Tanto fninor del generoso segno Che vagheggia l'indocile intelletto Suona tuttor del feminile- ingegno L' armonioso delfico concetto, Ch' io me stesso compiango, e prendo a sdegno Quel che il ciel mi die facile detto, Ove in fugaci sol lampi risplende L' eterna fiamma che il pensiér mi accende !
Pur se del nome che più dura e onora, Colpa del fato, ornai persi la speme, Non taccio io già, poiché possente ognora Altra brama e più santa in cor mi freme. Se gloria all'arte che la mente adora Crescer non puote il verso, almen sia seme Che a concordi pensieri e a cittadini Virtù riscuota I1 anime latine !
Né alcun mi udrà giammai muover lamenti Sul mio destin, né perderò costanza S'io cantar possa alle fraterne genti Sempre d' amor, di fede e di speranza. Questo sol doni agli anni miei dolenti Premio il Signor, eh' ogni altro premio avanza, Che sia l'accento che mi detta il core, Ultimo anel di un vincolo d'amore.