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Ma ben veggo che spesso è merto a noi Solo il desir d' altera opra gentile, Se così illustre a' brevi voli suoi Già mercede otteriea l'ingegno umile. O madre del saver, culla d1 eroi, Felsina, albergo di virtù virile, Tu pur precorri co' tuoi doni il pòco Vanto che aspetta il verso inculto e fioco !
Oh chi .può dir quale a mie voglie ac cese Cresca il tuo plauso generoso sprone ? Tu se! pur quella che pregar s' intese Da un.Rege indarno pel figliuol prigione. A mezzo il voi di sue guerresche imprese Interrotto ei ruggìa, come lione Che da sbarra importuna ostar si veda II breve salto ad artigliar la preda.
Tu se' pur quella che cedesti, è vero, Al corriun fato, ma più tardi ; e tanto In te rimase del vigor primiero Che Poffensor non mai rise al tuo pianto. E quando il lauro del valor guerriero Vano desio per noi restò soltanto, Nuove palme fiorir per te nei ludi Dell'arti belle e dei severi stùdi.
E del sesso miglior leggiadre e care Donne allora a emular sorser la gloria. Deh non sia chi al membrar quelle preclare, Onde, o Felsina, bella è la tua storia, Volga di scherno a te parole amare. O leda d' ambizipn la mia memoria ; Ch'io non laude 'o tesor chieggo ed aspetto, E tu sol pregi in me l' italo affetto !
Bologna, il giorno i} gennaio dell'anno