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A lui d'inanzi immobile
Sciama: « O guerrier, cotanto «. Dunque sei tu dal bellico « Ludo spossato e affranto?.. » E quei, fissando attonito L'angelica beltà:
« Ah ! no, risponde, è l'orrida « Fame che il sen mi rode, « Che morte appresta ignobile « A me vago di lode— « Ah versa tu una lacrima « Sopra il mio fato almen ! »
Allor la donna, il pargolo Deposto in sul terréno, Come ispirata, i candidi Lini del bianco seno Scosta e se, dice, un' ultima Stilla di latte è in me,
« Saggila, e serba il valido « Braccio al terren natìo ; « Altèra andrò pel nettare « Rapito al figlio mio, « Più di colei che il proprio « Padre nutriane un dì. »
Oh generosa, o nobile Casta eroina, o quale Consente il ciel prodigio Alla virtù immortale Che in dolci e in un magnanimi Accenti t'ispirò.
Nel suo rossor, mirabile Di concitato zelo, Sorge quel prode, « sea'gltesi