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Indice del numero speciale dedicato a Primo Riccitelli nel decennale della morte

Il nome di Primo Riccitelli è, specialmente, legato alla sua opera "I Compagnacci" che rappresentati all'allora "Teatro Costanzi" la sera del 10 aprile 1923, ottennero un successo clamoroso e portarono di colpo l'autore alla più grande notorietà. A rileggere i giornali di allora si ha l'impressione di un delirio quale si era verificato soltanto in pochi memorabili casi. Riccitelli era all'ordine del giorno: era il nuovo astro che sorgeva, la promessa certa della continuazione di una tradizione italiana gloriosissima.
I Compagnacci girarono il mondo. Erano schietti, vivi e vitali: avevano tutto per resistere al tempo. Ed invece, all'improvviso, si fece su loro il silenzio, un silenzio ostile, implacabile, ingiustificato. Dovettero lasciare il passo ad altre opere che non avevano nè la vitalità nè la spontaneità nè la musicalità di quest'opera esaltata prima, poi abbandonata.
Ai "Compagnacci" seguì "Madonna Oretta" - pure su libretto di Giovacchino Forzano - opera viva anch'essa ed in cui il Riccitelli riaffermava le sue qualità di spontaneità, di schiettezza e di sensibilità teatrale. Ottenne, nel 1932, al Reale di Roma, un successo dei più calorosi: aveva anch'essa i crismi per fare un lungo cammino. Ma se si toglie il Reale che la riprese con vivo successo, non ebbe le recite che meritava.
Riccitelli, uomo di cultura e di spontaneità musicale, aveva scritto tra le quali altre opere: "Madonnetta" vicenda d'ambiente romano del Risorgimento, su libretto di Luigi Illica, che doveva essere rappresentata al "Costanzi" di Roma nel 1911, ma circostanze estranee alla volontà del musicista ed al valore dell'opera impedirono che ciò avvenisse. Per incarico di Renzo Sonzogno, Riccitelli compose poi, su libretto di Carlo Zangarini, "Maria sul Monte", leggenda drammatica in due atti, che venne rappresentata con grande successo al "Carcano" di Milano, l'8 luglio 1916. Fra gli altri lavori di Riccitelli: una "Francesca da Rimini" su testo poetica del Pellico, e un poema sinfonico per soli coro ed orchestra: "Heremos", entrambi composti quando il Riccitelli era ancora allievo del Liceo "Rossini" di Pesano; "Nena", scene siciliane, e "Lory", opera lirica in tre atti, ma i manoscritti di questi lavori andarono smarriti durante il tempo che il Maestro trascorse in zona di guerra.
Stava ultimando, quando la morte lo colse, un'altra opera lirica: "Capitan Fracassa", su libretto di G. M. Viti che, con abnegazione ed entusiasmo, si prodigava per facilitare al musicista un compito che per le sue infermità ed i disagi economici gli diveniva sempre più gravoso.
Riccitelli è morto da più di dieci anni. La sua vita di artista fu tutta luci ed ombre: la sua vita di uomo tormentato, penosa, amara.
Ecco il mio stato presente - scriveva pochi giorni prima di morire all'allora Ministero della Cultura Popolare - non ho più editore, non ho rendite e stipendi per vivere e sono costretto a menare una vita randagia che mi avvilisce e mi tiene lontano dal lavoro, dovendo pensare alla mia vita grama giorno per giorno. Sono malato e devo curarmi; non ho più nulla e devo rifornirmi di tutto, dal cappello alle scarpe .
Oggi, a dieci anni dalla morte, "I Compagnacci" e "Madonna Oretta" riprenderanno la loro strada.
E' triste, ma non è nuovo nella storia di un artista.