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PRIMA RICOGNIZIONE DELLA PRESENZA DEL CULTO NELLA REGIONE

La mappa visualizza la diffusione del culto di San Biagio in Abruzzo, rilevata attraverso la localizzazione di edifici sacri, opere d'arte e tradizioni popolari. I dati sono desunti da una cospicua quantitą di schede di catalogazione raccolto nel corso della pluriennale attivitą di schedatura condotta dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per l'Abruzzo, depositata negli archivi di L'Aquila, da circa 26.000 schede della stessa Soprintendenza, informatizzate presso il Centro Regionale Beni Culturali di Sulmona, dall'Annuario della Regione Ecclesiastica Abruzzese-Molisana, da ricognizioni sul campo effettuate dai funzionari dei Centri Operativi della Soprintendenza, nei comprensori territoriali di Chieti, Pescara, Teramo e L'Aquila, supportate da ricerche d'Archivio locali e testimonianze orali. Tale documentazione ha costituito il punto di partenza per un'indagine ad ampio spettro sulla figura e sul culto di San Biagio in Abruzzo, con tutte le molteplici e complesse correlazioni e implicazioni che lo legano al territorio.
Le diramazioni culturali evidenziano il primo risultato eclatante, anche se prevedibile: il legame tra l'itinerario del culto di S. Biagio e le vie della transumanza. Infatti, i fili invisibili che uniscono le varie localitą in cui si registrano segni devozionali per il santo di Sebaste sembrano collimare con gli itinera callium, le grandi vie erbose che attraversavano l'Abruzzo per raggiungere le terre di Puglia, dal Tratturo Magno, che partendo da L'Aquila con vari raccordi si spinge verso Foggia, al tratto che dall'Alto Vomano discende lungo il litorale adriatico e si ricongiunge col grande tratturo a Lanciano, fino al circuito che, partendo da Pescasseroli, attraversa il Parco Nazionale d'Abruzzo.
Un altro itinerario di particolare interesse si individua sulle alture dominanti le due sponde del fiume Sangro, dove si fronteggiano due dei principali poli catalizzatori del culto di San Biagio in Abruzzo: da una parte Taranta Peligna, a cui si collegano principalmente Fara San Martino e Guardiagrele e dall'altra Colledimezzo, col seguito dei paesi viciniori, quali Monteferrante, Montazzoli, Tornareccio, Bomba, Villa S. Maria e Atessa. Anche il tratto litoraneo offre sequenze abbastanza costanti nella diffusione del culto con addensamenti precipui che, da Francavilla, Ortona e Vasto, si spingono largamente all'interno, dove domina Lanciano.