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[ Niccola Palma - Storia di Teramo - Indice del volume 1 in formato immagine ]


 

Niccola Palma

Storia di Teramo

 
(trascrizione a cura di Lucio De Marcellis)
 
volume 1, capitolo 1
 
Quadro Fisico

 

La Regione, di cui imprendo a tessere l’istoria, è quella parte della prima Provincia di Apruzzo ulteriore, la quale rimane tra la corrente del Vomano, e le frontiere dello Stato Pontificio: avendo a Ponente le vette degli Appennini, che la separano dalla Provincia del secondo Apruzzo ultra, ed a Levante il Mare Adriatico. Naturali, ed invariabili sono tre degl’indicati confini: ma quello a Settentrione è una linea divergente in mille punti, la quale si conosce, dirò così, per tradizione; giacchè il Tronto non viene a dividere i due Stati che verso la fine del lungo suo corso. Maggiore è l’irregolarità sotto il rapporto Ecclesiastico. Mentre le diocesi di Ascoli, di Montalto, e di Ripatransone si estendono in Regno; la diocesi di Aprutina oltrepassa il Tronto, e penetra ne’ dominj della Chiesa si tutta la Comune di Monsanpolo. Alla mancanza di un limite notabile, e costante fra le Città di Ascoli e di Teramo, io, più che da ogni altra cosa, attribuisce i cambiamenti, che nei secoli trasandati hanno subìto i paesi della frontiera, i quali han giaciuto all'influenza or dell'una, or dell’altra Città. Ed è perciò che di essi dovrò parlare talvolta, quantunque non sieno oggi compresi nella Diocesi Aprutina, vero subbietto delle mie doppie ricerche.

Questa, che nella sua latitudine oltrepassa il grado 42. senza che tocchi il 43. tra il 31. ed il 32. di longitudine, contato dal primo meridiano supposto all’isola del Ferro, presenta uno spettacolo assai variato, e bizzarro. Da un labirinto di Appennini, e Sub-Appennini in cento guise ramificati, e che occupano gran tratto a Ponente, partono serie di colline più o meno elevate, delle quali alcune vanno sempre più addolcendosi fino a. che si livellano colle pianure, altre si protraggono fino al mare. Le più considerevoli fra le ultime sono la catena di Controguerra, e Colonnella, la cui pendenza boreale è bagnata dal Tronto, quella di S. Omero, e Tortoreto, quella  Bellante, e Montone, e quella di Castellalto, e Montepagano. Fra la prima, e la seconda scorre la Ubrata: fra la seconda, e la terza, Salina: fra la terza, e la quarta, Tordino: tra la quinta e gli alti colli delle diocesi di Penne, e di Atri si fa adito Vomano. Il disfacimento di tali colline per la forza delle acque e di altre potenze, le erosioni de’ fiumi, il deviamento che questi han fatto nel corso, e le materie, che trascinare dalle parti montuose hanno poscia abbandonato lungo gli alvei; han forse prodotto quei vasti piani inclinati, e le vallate, che separano una catena dall’altra, specialmente sulla sinistra della Ubrata, di Tordino, e di Vomano, ove ravvisansi i più fertili, e vaghi territorj delle nostre contrade. il fin quì detto non è senza diversificazioni, ed interruzioni: quindi in niun punto la vista è stancata   percezioni uniformi, e monotone, ma dappertutto ha da rallegrarsi con pittoresche varietà.

L' argilla ha il predominio della Regione. E sebbene i monti più alti sieno di pietra calcare, ed i secondari di pietra arenaria di diversi colori; pure l’argilla alterna negli uni e negli altri gli strati colla pietra. Le colline, contenendo tutte dell' argilla, e sovente di ciò che i dotti chiamano carbonato-calcareo-terroso, che comunemente dicesi creta, non mancano partecipare di sabbia.

 



Le pianure, come quelle che accolgono lo spoglio de' monti e de’ colli, presentano un miscuglio di marna, di ciottoli fluviatili, di terra calcarea, sabbionosa, e silicea. Le cave di pietre travertine, spugnose, e silicee non sono gran fatto rare. Di altro metallo però non si rinviene traccia, fuorché di ferro solfurato. Il solfato di calce, o gesso trovasi a dovizia nei colli superiori a Teramo, a Campli, ed a Civitella: anzi fra le due ultime Città s’incontra di tale consistenza e coloro, che si è sostituito al marmo ne’ lavori, i quali non debbono rimanere esposti alle ingiurie dell’acqua. Negli stessi paraggi si sono scoperte carriere di carbon fossile, ma di basso fondo. Ne’ territorj di Canzano, di Castellalto, a Spiano, ed altrove, gli abitanti sanno trarre profitto da sorgenti di acque sature di sale marino, ed   tale abbondanza che ne ottengono con poco stento di perfetta cristallizazione. Frequenti le polle di acque sulfuree, segnatamente lungo le due sponde del Tordino: ed i filoni di pozzolana. Le une, e gli altri darebbero indizj di vulcani spenti, se dalla loro poca ricchezza, e dal vedersi sparsi in tante parti, non piacesse ripeterne piuttosto le cause dal diluvio universale.

Non niego che parecchie rivoluzioni in parte probabilmente anteriori, ed in parte posteriori alla grande inondazione, non congetturi il Geologo dall' esame di quegli eventuali sfracellamenti de’ nostri monti, dalla miscela delle terre, e dall'aspetto di non pochi strati rovesciati, e talvolta verticali. Ma checché sia di ciò, la storia della tremenda catastrofe, la quale sommerse il globo, fece oltrepassare ai mari i confini segnati dal Creatore, ed indusse sulla terra un'infinità di alterazioni, è scritta su tutt’i punti della nostra Regione. Valenti Naturalisti hanno riconosciuto .fino sulle alture degli Appennini prodotti marini, analoghi a quelli, che ora racchiude nel suo fondo il mare: e che le stratificazioni si rincontrano da una montagna all’altra, allo stesso livello. Basta dar 1' occhio alle opposte ripe de' torrenti e de’ fiumi, o dovunque il terreno si fenda o si cavi, per attribuire alle successive ondate del mare quella serie di strati orizzontali, e paralleli di argilla, di ghiaja, e di sabbia, gli uni agli altri soprapposti, e continenti spesso deposizioni marine. La sabbia, e la ghiaia calcarea, onde sono composti alcuni colli e poggi, danno a divedere di non ripetere altronde il loro ammassamento che dal sedimentodelle acque nel generale equilibrio. Conchiglie pietrificate si scuoprono in più siti, ed in copia: io ne conservo delle bellissime, estratte nelle pertinenze di Villa Boceto, e dal fianco settentrionale della Montagna di Campli. Ma se le verità rivelate avessero bisogno di pruove, una irrefragabile ce ne offrirebbe il masso, su cui è fabbricata la Città, ed il Forte di Civitella. Esso sull’altura presenta quà e là impietriti testacei, ed alberi. Patenti sono le impronte delle fronde, dei rami, e fin de’ tronchi delle querce, e di altre piante indigene. Chi incontrasse difficoltà a credere il diluvio descritto da Mosè troverebbesi imbarazzato a spiegare in qual altro modo poterono nell’epoca dell'incrostazione combinarsi a quel livello le querce coi muti abitatori del mare: tanto più che le combinate pietrificazioni non serbano alcun ordine, ma si scorgono fra loro stranamente confuse. Ivi, e per ogni dove, l’imparziale osservatore argomenta non una lenta ed insensibile ritrocessione delle acque, quasi che il mare avesse in prima ricoperta la superficie della terra, da cui si fosse andato poscia gradatamente ritirando al suo attuale bacino: ma quella violenta rivoluzione, che tutto sconvolse il globo: quel vento impetuoso, il quale non lo prosciugò altrimenti che collo scuotere la massa immensa del fluido, che lo avea allagato: adduxit spiritum super terram, et imminutae sum aquae (A); quel flusso e riflusso, il quale rende la ritirata dello sconvolto elemento tanto devastatrice, quanto il suo sgorgamento era stato precipitoso: reversae sum' aquae euntes, et redeuntes (B).

 

(A) nota Tercas omessa

(B) nota Tercas omessa