Il Milione è un'opera saggistico-biografica che Rustichello da Pisa, prigioniero a Genova insieme al mercante ed esploratore veneziano Marco Polo, scrisse sotto dettatura di questi, forse nel 1298 (e comunque dopo il 1295). L'opera contiene la narrazione delle avventure di Marco Polo in Oriente. Si tratta del libro più universalmente noto della letteratura italiana del XIII secolo. La sua collocazione in un genere è particolarmente ardua: appartiene alla trattatistica storico-geografica e alle relazioni di viaggio. La redazione di Rustichello è andata perduta, ma ne esiste una che sembra ad essa assai vicina, in lingua franco-veneta. Esistono poi traduzioni in diversi dialetti (soprattutto quello veneto) e in diverse lingue, oltre ad una versione in latino, che fu ricavata da una perduta versione in veneto e che contiene passi non conservati da altre versioni. Il testo fu, insomma, sottoposto a pesanti rielaborazioni, che, se pur si sono sovrapposte al dettato originale, testimoniano di un grande interesse verso il testo da parte dei trascrittori, che vi includettero forme linguistiche e stilistiche assai eterogenee. Il testo è diviso in capitoli, provvisti di rubriche che ne sintetizzano i contenuti. L'opera è preceduta da un prologo che accenna all'esperienza personale di Marco Polo. Vengono via via descritti sistematicamente diversi paesi d'Oriente e tali descrizioni vengono accompagnate talvolta dal racconto di eventi reali e immaginari. La corte del Gran Khan è descritta nell'ampia sezione centrale del libro: vengono esposte le vicende storico-militari del regno. Il titolo italiano dell'opera deriverebbe da Milion, il soprannome che contraddistinse il ramo della famiglia Polo cui apparteneva Marco. Derivato forse da Emilione, nome di un antenato, fu mantenuto dalla casata sino alla sua estinzione nel Quattrocento. Questo titolo figura nella più antica versione toscana (inizi del XIV secolo) ed è quello che adotteranno le edizioni moderne a stampa. Una volta tornato a Venezia, Marco si impegnò a diffondere il testo, che fu tradotto in diverse lingue e più volte trascritto (sono attestati circa centocinquanta manoscritti prima della diffusione della stampa e, successivamente, un numero enorme di edizioni a stampa). Lo scritto si rivelò subito un successo (seppure fu inizialmente ritenuto fantasioso, e alle preziose informazioni contenute al suo interno non fu dato credito[senza fonte]), tenuto conto che ancora non esisteva la stampa. Quest'opera ebbe una grande importanza per la conoscenza del lontano Oriente e contribuì a segnare l'inizio di una nuova epoca: quella in cui l'uomo europeo si affacciava al mondo esterno con sguardo curioso e indagatore, come un conquistatore sicuro di sé e dei propri mezzi. Il genere letterario che iniziò a conquistare il pubblico fu, appunto, il racconto di viaggio, che per gente abituata a non lasciare mai il proprio borgo, rappresentava un'evasione fantastica da un indiscutibile fascino (si pensi alla novella boccaccesca di frà Cipolla). (fonte: Wikipedia) |