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I. Asimov, La fine dell'eternità. Cronache della galassia, Editalia

Cronache della galassia, pubblicato in volume da Issac Asimov nel 1951, racconta, in forma di saga spaziale, la storia del decadimento di un enorme impero galattico di origine terrestre e, parallelamente, il tentativo di uno psicologo, Hari Seldon, grazie alle due Fondazioni di scienziati da lui create, e alla “psicostoriografia” – una nuova disciplina scientifica, da lui inventata, che predice, in base a modelli matematico-statistici, i futuri comportamenti di massa –, di “circoscrivere” a soli mille anni il periodo di barbarie che all’inizio del libro è già cominciato. Il libro si ispira in parte alla Storia del declino e della caduta dell’Impero romano pubblicata tra il 1776 e il 1788 dallo scrittore inglese Edward Gibbon: tratte da qui sono infatti l’idea centrale del contrasto tra la svigorita, raffinata, decadente “civiltà” imperiale e la selvaggia “barbarie” della periferia galattica; i nomi latineggianti di personaggi e cariche, nonché i riferimenti alle frequenti campagne militari che contrappongono le opposte fazioni nell’immenso scacchiere dello spazio interstellare.

La fine dell’eternità, il romanzo pubblicato da Isaac Asimov nel 1955, narra una vicenda che si sviluppa in un arco di tempo di centinaia di migliaia di secoli e che ruota intorno ad un futuro lontano presieduto da una casta di individui che, vivendo al di fuori del tempo, nell’eternità appunto, sono in grado di spostarsi in esso liberamente, viaggiando disinvoltamente da un secolo all’altro e, soprattutto, quand’è necessario, con interventi specifici, sono in grado di alterare a loro piacimento, come veri e propri sostituti del fato o delle divinità, il passato, il presente e il futuro della storia umana. A causa di questa loro cruciale prerogativa, che li fa sorveglianti, sorta di angelici custodi “spaziali” della sorte umana, essi sono però obbligati a restare distaccati dalle cose mondane, a scrutarle soltanto con gelido ed asettico sguardo scientifico; in particolare, poi, non è permesso loro, configurandosi anzi come un vero e proprio “delitto”, di lasciarsi turbare da sentimenti di qualsivoglia tipo o, ancor peggio, di lasciarsi coinvolgere in storie d’amore con i mortali. (fonte: www.editalia.it)