Della straordinaria raccolta di codici medievali conservati presso la Biblioteca Riccardiana di Firenze fa parte il manoscritto membranaceo inventariato con il numero 323 e meglio conosciuto come Salterio di Federico II, che la casa editrice Vallecchi ha voluto riprodurre in edizione facsimilare con il titolo di Libro dei Salmi di Federico II. Un piccolo gioiello miniato probabilmente in qualche scriptorium dell’Asia minore negli anni intorno al 1235-1237, che abbiamo deciso di schiudere a un pubblico di bibliofili e amanti dell’arte in omaggio a una figura storica della quale anche in terra toscana rimangono numerosi e illustri segni. Secondo quanto riferitoci dall’eminente studioso tedesco Hugo Buchthal, autore di un fondamentale studio sul codice compiuto intorno alla metà degli anni Cinquanta, l’opera fu commissionata dall’imperatore svevo quale dono di nozze per la terza moglie Isabella d’Inghilterra, figlia del re Giovanni Senzaterra e sorella di Enrico III Plantageneto, da lui sposata a Worms il 20 luglio del 1235. Solenni furono i preparativi per le nozze e sontuosa la dote, con scrigni d’oro, gioielli, collane, vasellame, suppellettili e, probabilmente, quel salterio che avrebbe dovuto accompagnare l’imperatrice nelle preghiere quotidiane. Degno della sua imperiale committenza, il preziosissimo codice colpisce per la ricchezza cromatica delle miniature, per l’oro dei fondi, che li fa somigliare a mosaici, e per la vivezza dei colori, dalla superficie quasi smaltata. Una brillantezza resa nel facsimile adottando una particolare tecnica di stampa con retinatura stocastica, grazie alla quale è possibile ottenere un tono continuo delle tinte riproducendo colori e dettagli con qualità fotografica. La successiva applicazione di oro in polvere ha consentito di riprodurre quanto più fedelmente possibile le caratteristiche quasi gessose dell’oro a pennello presente sulle carte del codice, mentre la pergamena naturale impiegata per rivestire i piatti del volume restituisce il sapore medievale della legatura originaria, purtroppo perduta ma replicata da quella ottocentesca che ancora oggi lo ricopre. Edito in collaborazione con la Biblioteca Riccardiana, il facsimile è accompagnato da un commentario, che ci conduce per mano alla scoperta dei suoi mille tesori: il profilo storico della figura di Federico II è stato affidato alla penna del professor Franco Cardini, insigne medievalista di fama internazionale, mentre alla descrizione del manoscritto e del commento iconografico alle sue tavole si è dedicata la stessa direttrice della biblioteca,la dottoressa Giovanna Lazzi. (fonte: www.vallecchi.it) |